From Zero to Calcare: Dimentica il mio nome

Salve a tuttə!

Anche se ormai è fine giugno, eccomi qui a recuperare tutti gli articoli arretrati che ho accumulato in questi ultimi mesi. Purtroppo o per fortuna mi sono laureata, quindi l’ultimo periodo è stato a dir poco caotico e non ho avuto assolutamente tempo di scrivere recensioni. Come se non bastasse, fino a qualche giorno fa ero finita in una brutta slump — di cui vi parlerò meglio in un prossimo articolo, perché c’è un libro da incolpare — e stavo vivendo una sorta di rifiuto per tutto ciò che riguardasse i libri, il blog e Instagram. 

Al momento, mi sento rinata, anche se me la sto prendendo abbastanza con calma per quanto riguarda le letture e sto iniziando solo cose che mi va davvero di leggere, mettendo da parte anche alcune ARC che mi sono state inviate. Piano piano recupererò tutto, per ora cerco di evitare in tutti i modi di ricadere nella slump, visto che già a luglio leggerò molto poco perché dal 23 iniziano le Olimpiadi e sarò impegnata a guardare tutto. Ma bando alle ciance e iniziamo con la recensione di Zerocalcare di maggio, Dimentica il mio nome.

Dettagli dell’edizione
Titolo: Dimentica il mio nome
Autore: Zerocalcare
Illustratore: Zerocalcare
Casa editrice: Bao Publishing
Data di pubblicazione: 1 settembre 2014
Numero di pagine: 235
Prezzo di copertina: 18€

Trama
Quando l’ultimo pezzo della sua infanzia se ne va, Zerocalcare scopre cose sulla propria famiglia che non aveva mai neanche lontanamente sospettato. Diviso tra il rassicurante torpore dell’innocenza giovanile e l’incapacità di sfuggire al controllo sempre più opprimente della società, dovrà capire da dove viene veramente, prima di rendersi conto di dove sta andando. A metà tra fatti realmente accaduti e invenzione, Dimentica il mio nome è un piccolo gioiello narrativo, la conferma, se mai ce ne fosse bisogno, di un talento puro e innegabile.

Il mio rating: 4 stelline su 5

Recensione
Dimentica il mio nome è il quinto libro di Zerocalcare che recensisco qui sul blog e, tra quelli di cui vi ho parlato fino ad ora, è il mio preferito. Rispetto ad altri suoi libri, è un po’ particolare, ma proprio per questo è affascinate, secondo me. Infatti, come potete vedere dalla trama, in questa graphic novel l’autore mischia realtà e finzione, vita e fantasia, dando luogo ad una storia che ha un che di noir ed onirico al tempo stesso.

La trama inizia dalla morte di nonna Huguette, una parte molto importante dell’infanzia e della vita dell’autore, per poi prendere pieghe abbastanza inaspettate. Personalmente, alla terza rilettura, non so dirvi quale sia la vera storia di nonna Huguette e penso che l’intento di Zerocalcare fosse proprio quello di renderle giustizia senza però esporla troppo. Il rischio di scrivere opere dedicate a o in memoria di parenti è che queste vengano snaturate una volta giunte tra le mani del pubblico. Io non riuscirei mai a scrivere una storia su una persona importante come nonna Huguette, se non adottando proprio lo stesso metodo adottato dall’autore: mischiare reale e fantastico, restituendo un’immagine del personaggio che solo chi l’ha conosciuto davvero possa cogliere a fondo.

Nella storia si alternano sia spezzoni sulla vita della nonna da giovane, sia aneddoti sulla vita della nonna una volta diventata nonna. Ho un debole per i nonni in generale e mi mancano tantissimo i miei, quindi queste pagine sul rapporto di Zerocalcare e nonna Huguette mi hanno fatta commuovere. Le prime due volte che ho letto questa graphic novel, una delle mie nonne era ancora viva, ma questa terza rilettura mi ha abbastanza distrutta. Me lo aspettavo prima di iniziarla, infatti per un po’ ho anche pensato di rimandare, ma alla fine ho deciso che mi avrebbe anche fatto bene, quindi eccoci qua. Se siete sensibili all’argomento, sappiate che se ne parla. Non in modo macabro o niente del genere, ma comunque c’è anche una scena ambientata proprio al funerale, quindi tenetelo da conto prima di iniziare.

Come sempre, i disegni sono fantastici ed è sempre molto divertente ed interessante vedere che fattezze Zerocalcare sclega di dare alle persone di cui non vuole disegnare i tratti umani.  In questo caso, la nonna materna è una paperella e — dato che i suoi genitori sono due pennuti, Lady Cocca e il padre di Po di Kung Fu Panda — l’ho trovato particolarmente azzeccato e carino per richiamare il concetto di famiglia.

Mi è piaciuto anche moltissimo l’uso di un singolo colore (l’arancione) nel mezzo della graphic novel che è, come al solito, in bianco e nero. Oltre a risaltare molto bene sulla carta, ha anche un significato simbolico che viene spiegato bene verso la fine della storia.

Per quanto riguarda lo stile di scrittura, direi che anche se le tematiche non sono delle più allegre, come da tradizione l’autore è riuscito a bilanciare il tutto con la sua ironia, quindi anche se vi commuovete in qualche pagina, sappiate che sorriderete poche pagine dopo.

Insomma, dopo il disastro che è stato Dodici, il nostro fido autore sembra aver riaggiustato il tiro, perché questa graphic novel gli sta almeno dodici (ha ha, capito? Dodici) spanne sopra. Penso che se dovessi fare una classifica di tutte le graphic novel di Zerocalcare (escludendo Scheletri, che ancora non ho letto), questa sarebbe senz’altro al secondo posto. Il primo posto appartiene a Kobane Calling, di cui vi parlerò a luglio, se riesco a recuperare tutti questi arretrati, ma Dimentica il mio nome ci va molto vicino. Naturalmente, quindi, vi consiglio di leggere Dimentica il mio nome, anche se forse non come primo approccio a Zerocalcare. Già come secondo libro va bene, ma per primo forse poi rimarreste confusə e basta. Non so, vedete voi, anche in base alla trama.

Per questa recensione direi che è tutto. Se riesco più tardi ne posto un’altra (penso la recensione di un’ARC), ma non garantisco, perché tra poco più di un’ora c’è la seconda giornata della Coppa del mondo di ginnastica artistica di Doha e Vanessa Ferrari e Lara Mori si giocano un posto a Tokyo2020, quindi sarò impegnatissima a fare il tifo per loro. Gamba, ragazze!

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